Da quando lavoro tanto online sento più bisogno di riposare: forse stare davanti allo schermo E al contempo lavorare con gli esseri umani mi porta a sentire di più (o solo diversamente) la stanchezza. 

In questi giorni però tante persone hanno condiviso con me la stessa stanchezza, la fatica di continuare a fare, a produrre, a portare risultati, a vendere e a comprare. 

Così mi sono chiesta di cosa abbiamo bisogno e voglia, ora.

Forse solo di riprenderci.

Riprendere noi stessi.

Ritornare in noi.


Siamo ancora nel pieno del movimento rapido e inconsulto che viviamo in questi tempi pazzeschi e inimmaginabili e forse abbiamo bisogno di riprenderci e masticare quello che è successo e chi siamo diventati, perché siamo davvero già altro da quello che eravamo solo un anno fa.

In questo periodo ho ricordato che per riprendermi devo muovermi, meglio se nei boschi, stare in silenzio (si, lo so è incredibile), ascoltare, guardare, camminare leggera…a volte così tanto da non farmi percepire dai coniglietti che escono dalle tane.


Lo facevo anche da bambina ed esattamente come allora arriva quel momento magico dell’incanto, che cancella ogni stanchezza e ci fa tornare presenti e in noi stessi. 


Una magia bellissima, ve la consiglio.

[Per chi ama (o è fissato con) le parole come me l’etimologia stessa della parola in*canto spiega la magia che attiva: deriva dal verbo latino incantare, che aveva valore intransitivo “cantare in occasione di”, e transitivo: “recitare formule magiche, consacrare con incantesimi, ammaliare”.

Era composto dalla preposizione in, con valore intensivo, e dal verbo cantare, che significava “cantare, gorgheggiare, suonare, lodare con il canto, recitare versi, pronunciare formule magiche, ripetere spesso”, forma intensiva del verbo canere, cantare, celebrare, suonare, predire, vaticinare. 

Canere deriva dalla radice indoeuropea *KAN-, che esprime l’idea di “sonare, cantare, gioire”.

Secondo il linguista F. Rendich, la radice è composta dai suoni [an], “respirare” e [k], “con moto avvolgente”. Il significato primario era quello di “respirare profondamente”. Il tema *KAN- è connesso alla radice *KA-, che esprime l’idea di “portare a compimento un moto curvilineo”, origine di Eka, l’Uno (Dizionario etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee, Palombi Editori, 2010). ]