Una terapeuta, i suoi pazienti e il retaggio del trauma di Galit Atlas

Ho letto questo libro in una manciata di giorni, stupendomi e rallegrandomi del piglio e dello stile dell’autrice, psicoanalista e supervisore a New York.

Già con la frase “research is me search” mi ha spiegato il motivo per cui amo tanto leggere, scoprire, sperimentare: il campo di ricerca sono io!

“research is me search”

Leggendolo ho pensato a tantissimi finalmente:
🌺 finalmente una psicoanalista che si racconta pur tutelando la corretta neutralità;
🌺 finalmente la psicoterapia può dare voce clinica alle ricerche dell’epigenetica;
🌺 finalmente uno scritto semplice ~ma non semplicistico~ su tematiche complesse;
🌺 finalmente è lecito lasciare spazio alle sincronicità e alle intuizioni, senza doverle chiamare caso e perderle per strada;
🌺 finalmente la scienza che si interseca con la clinica e con le storie delle persone, terapeuta compresa.

Finalmente.

In un’epoca complessa e complicata abbiamo finalmente le parole per dire e per prenderci cura dell’eredità emotiva dei nostri avi e per evitare la trasmissione intergenerazionale del trauma.

O per intuire e poi disinnescare la radiottività del trauma che c’è, anche e soprattutto quando non sappiamo cose e restano fantasmi di esperienze non fatte da noi direttamente, ma vissute dai nostri genitori o nonni.

Lavorare tematiche così lontane da noi sembra una perdita di tempo ma di fatto è il solo modo di poter vivere la nostra vita e liberarci da pesi che non sono nostri originariamente ma che poi lo diventano. 

Certo, il lavoro psicologico non è una passeggiata, e in questo libro è davvero ben descritta l’intensità dell’impegno necessario per disinnescare i traumi che ci sono stati trasmessi. Ma -finalmente- c’è anche la scoperta (e la testimonianza) che la psicoterapia può cambiare gli effetti biologici del trauma e permetterci di guardare al futuro con una nuova speranza.

🌺 Finalmente.

L’eredità emotiva