Ieri ero in aula per una giornata di formazione dedicata alla Positività.
In un’azienda.
Con persone altamente motivate a conoscere, capire, sperimentare, cambiare.
Vi assicuro che mi hanno letteralmente spremuto…impegnativo e faticoso. Allo stesso tempo un onore e un piacere: la fatica del giardiniere la chiamo io, che annaffia e strappa le erbacce ma poi assiste allo spettacolo della fioritura.
E’ il mio lavoro: a me sembra normale creare un ambiente protetto per permettere alle persone di imparare, per mettere in crisi gli automatismi che non funzionano più, per far si che le persone possano ampliare la loro zona di comfort e affrontare situazioni problematiche, attivare nuovi pensieri e azioni…e dopo la fatica stare meglio, stare bene.
Ma lo capisco bene che per tanti questa non è la “norma”…eppure la realtà è questa: quando le persone stanno bene e aumentano il loro livello di benessere psicofisico danno di più e fanno meglio, il clima relazionale migliora e gli esseri umani posso focalizzare la loro attività sul generare pensieri e azioni nuove, senza innescare i meccanismi di difesa più primitivi e costosi.
Non è buonismo, è efficacia ed efficienza per la ricerca scientifica.
Sono risultati economici migliori per la finanza.
Per me è #starebene per #farebene.