Ci vuole per iniziare la giornata.
Adesso mi sembra assolutamente normale eppure ho iniziato tardi ad amare il caffè e ancora più tardi a preferirlo amaro. Ricordo perfettamente tutte e due i momenti: in vacanza con la mia amica Francesca in Calabria a 19 anni e a 38 durante un seminario a Erba con Gherardo.
Momenti che potevano svanire non appena vissuti e invece gli stimoli ricevuti in momenti leggeri si sono incarnati in un comportamento diventato mio.
In entrambi i casi è stato grazie a incontri fortunati con persone speciali,
☕️che mi hanno fatto domande invece di darmi risposte,
☕️che mi hanno guardato negli occhi e hanno saputo rallentare il tempo,
☕️che hanno fatto partire la scintilla della possibilità di una nuova sperimentazione.
Senza spinte, in modo gentile e delicato ma allo stesso tempo chiaro, interessante e generatore di curiosità. La cosa divertente è che la curiosità non attiva resistenze al cambiamento, non genera fatica, attiva l’esplorazione naturale e la libera scelta delle azioni da compiere.
E difatti io ho assaggiato il caffè, prima dolce e poi amaro, mi è piaciuto, è diventato un mio rituale mattutino.
Oggi la chiamano “the nudge”, la spinta gentile, e la insegnano nelle università per facilitare il cambiamento, io ho avuto la fortuna di incontrare molti talenti naturali di questo modo di essere e di fare.
E forse ho aiutato un po’ questa fortuna andandomi a cercare (e trovando!) situazioni e persone straordinarie.
Questa volta il caffè lo bevo insieme alle donne meravigliose che ho incontrato settimana scorsa grazie a Elisabetta in un posto meraviglioso del mare: non siete fisicamente qui ora, ma siete già in tante piccole e grandi azioni, come una poesia incorporata…o un caffè insieme! 😉