Quando un libro mi piace ho la sensazione che abbia qualcosa di personale da dirmi, o forse quando delle parole di un autore sconosciuto parlano direttamente a me, quel libro mi piace: non lo so spiegare, forse è il motivo per cui amo tanto leggere, ricevere suggerimenti da chi mi conosce e condividere quello che mi ha colpito.

Con questo libro è stato un incontro così: visto in giro (pare che stia avendo molto successo), suggerito da un’amica, comprato…e subito iniziato in compagnia di tante altre persone in contemporanea.

Non vi racconto nulla della storia, vedete voi se vi chiama.

Il mio sguardo sarà -come al solito- sulla psicologia applicata alla vita.

Leggere in un romanzo delicato e poetico quello che faccio ogni giorno con il mio lavoro mi dato la conferma di quanto sia importante inseminarsi, rigenerarsi e soprattutto prendersi cura con attenzione e pazienza di quello che ci succede di negativo nella vita.

Togliendo un’erbaccia alla volta, guardando quello che c’è senza scappare, negare, sminuire, trovare scorciatoie. Cambiare un po’ ogni giorno e ogni volta che serve perché –come insegnano anche studi scientifici molto recenti- è sempre possibile cambiare e rigenerare con la cura e la pratica.

Magari anche facendoci aiutare dall’acqua, ma magari questo ve lo racconto un’altra volta.

Credo che questo modo di restare presenti con quello che la vita ci fa vivere sia importante e necessario oggi più che mai, dopo mesi di emergenza, di emozioni tossiche, di disorientamento, di fatica. Proviamo a prendercene cura e usiamo il letame che c’è per le nuove fioriture che ci aspettano (e ci spettano).

Io ritorno a farlo con i miei laboratori di Emergenza-Elaborazione-Evoluzione anche questo pomeriggio nutrita da questa lettura.E voi come cambiate l’acqua ai fiori…che siete?