Una volta una persona che sa scrivere bene mi ha detto che per scrivere prima bisogna vivere. Credo citasse Hemingway o qualcuno di altrettanto capace.
Oggi, camminando sotto un cielo pazzesco, mi viene da pensare che per condividere qualcosa di generativo prima c’è da viverla, la nostra vita.
Mi accorgo che in questo autunno sto vivendo tanto e condividendo poco: aula, progetti in partenza, idee, cose da fare, preoccupazioni e desideri privati.
Va bene così: c’è un ritmo che va rispettato e seguito, non cambia certo forzandolo o sforzandosi.
Io mi prendo il tempo per fare e processare, intanto.
Porto e chiedo pazienza a me e a chi lavora con me.
E la ricevo più spesso di un tempo, perché l’umanità è il vero superpotere di quest’epoca caotica.
Non per diventare robot ma per fare il nostro meglio, umanamente, e creare qualcosa che le macchine non si immaginano neanche.