Non ho mai chiesto e sentita chiedere ~COME~STAI così spesso e così intensamente come in questo ultimo anno.
Anche voi?
E dire che fino a poco tempo quando lo chiedevo nei laboratori di gestione dello stress ricevevo in cambio degli sguardi in allerta e basiti, come se volessi arrivare da qualche altra parte.
Invece no.
La meta era proprio quella lì: come stai, in questo momento, in questa situazione specifica, tu.
Io come sto?
Facciamocela sul serio questa domanda e rispondiamoci davvero, da dentro.
Io lo posso fare per me: sto fisicamente bene, emotivamente stanca, socialmente un po’ isolata, sovraccarica di stimoli virtuali e di pensieri, intimamente raccolta e spiritualmente mancante della possibilità di esplorare l’intorno e il lontano.
Mi manca quella leggerezza dell’andare, liberi. Ho limitato (come tutti) la libertà di muovermi e per una zingara come me è davvero difficile.
Ho cercato di compensare prendendomi delle nuove libertà:
💎esprimere chiaramente quello che sono e che penso,
💎frequentare solo i posti che scelgo davvero (anche e soprattutto sul web),
💎interrompere flussi e automatismi abitudinari ma non benefici per me,
💎creare connessioni e sintonie nuove, azzardate, creative,
💎generare e rigenerare piccole e grandi magie quotidiane,
💎chiedere aiuto quando ne ho bisogno e darne quando posso,
💎fidarmi per il gusto di farlo,
💎scoprire che può funzionare anche così.
Forse ho un po’ esagerato, lo ammetto ma mi sono data almeno questo permesso.
Perché ve lo racconto?
Non certo come esempio o soluzione valida per tutti: faccio la psicologa e ormai so bene che funzionano davvero solo le soluzioni che ognuno trova per sé e che non esistono modelli validi per tutti.
Siamo tutti dei prototipi in una trasformazione continua: non penserete mica che torneremo a giocare lo stesso gioco di prima, vero?
Per qualcuno sarà meglio e per qualcun altro no, qualcun altro proprio non ce l’ha fatta e non in senso metaforico. Ho grande rispetto per chi non c’è più e mi sembra che esserci sia di per sé un valore forte e pieno di senso.
Esserci, per poi fare.