Quando progetto i nuovi percorsi di formazione mi metto al tavolo ,con fogli di carta bianca e colori, tanti colori. 

Scrivo, disegno, invento modelli che poi mi servono in aula o negli incontri individuali per sintetizzare i concetti e le esperienze che ci aiutano a fare dei passi avanti, spesso fuori dalla nostra zona di comfort. In tutto questo impegno penso che il  colore ci possa aiutare ad andare verso il nuovo con più piacere! 

Sono convinta che gli esseri viventi quando stanno bene si espandono, si allungano, si allargano verso l’esterno. Solitamente non lo fanno in un modo aggressivo : quando sto bene non mi serve combattere ma piuttosto desidero esplorare, guardare, osservare, provare, andare oltre limiti e confini. Forse dovremmo ricordarci più spesso che “fiorire è il fine “, come diceva Emily Dickinson. 

E’ proprio questo che cerco di creare nelle aule di formazione o durante gli incontri di coaching, quel clima di possibilità e di sperimentazione che ci aiuta ad andare oltre.

Per questo ho scelto di utilizzare un modello floreale nella mia attività con le organizzazioni e con le persone: mi permette di unire la crescita con il risparmio energetico, prendendoci cura di quello che siamo e senza arrivare al risultato esausti. Anzi, l’effetto secondario di questo modo di lavorare, è che impariamo a rigenerarci e rivivificarci.

Non è una cosa facile, lo so.

Per questo spesso non riusciamo a farlo da soli e abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a vedere quello che abbiamo già fatto e quello che possiamo fare. Una sorta di giardiniere che si prenda cura di noi prima e ci insegni a farlo da soli poi.

Ma forse è bene dirlo che è possibile cercare un’integrazione positiva tra attivazione e quietazione, consapevolezza e autostima.  Che si, è impegnativo, intenso, faticoso ma anche entusiasmante, creativo, piacevole e nuovo ogni volta.

E soprattutto, si può fare.

Proviamo?