Ho scritto queste riflessioni per Cecilia, una (bravissima) biologa nutrizionista con cui collaboro e che potete trovare qui:

https://www.cvfnutrizionistaroma.it

Abbiamo dedicato il mese di dicembre alla cura, al prenderci cura di noi e della nostra trasformazione.

Qui trovate l’audio e sotto la versione scritta:

Prendersi cura #4chiacchiere

#4chiacchiere natalizie

1. Prendersi cura di sé, con consapevolezza

E’ cominciato dicembre e con lui la preparazione al Natale, alla fine di quest’anno impegnativo, all’organizzazione delle feste invernali. Ci sono tante cose da fare, pensare, chiudere, aprire, decidere, indirizzare. E così dicembre diventa uno dei mesi con più impegni e cose da fare. 

Un fare che spesso si svuota del nostro essere e ci lascia stanchi alla fine della giornata ma con la sensazione di non aver fatto un granché, perché spesso le azioni che compiamo sono senza un vero senso per noi. Pensiamo a quello che dobbiamo fare, a quello che serve agli altri e sovente ci dimentichiamo di chi fa questo fare. Spesso ci scordiamo -letteralmente- di noi.  

E se ci pensassimo un po’ di più?

Ma sul serio. Non penso a quello che facciamo per “farci i fatti nostri”, ma al contrario tutte quelle azioni di cura di noi, di quello che siamo, che sentiamo. Una cura che talvolta non trova uno spazio tra i mille impegni e doveri ma che quando si attiva fa quello che c’è da fare, con presenza e consapevolezza, con calma e lucidità, con calma e velocità. 

Piccole cose ma potenti: mangiare quando abbiamo (davvero) fame, ripare quando siamo stanchi, muoverci quando sentiamo di essere stati troppo fermi. Per iniziare. 

Questo prenderci cura di noi ci permette di sperimentare concretamente lo stato di “flow” di cui parlano ormai sempre più ricerche psicologiche e che ci fa surfare sulla complessità della vita. Uno stato di grazia che io chiamo “quietazione”, un parola antica nell’italiano del XV secolo. 

Al di là delle parole un vero e proprio dono per noi e per gli altri intorno a noi. E allora adesso che si sta avvicinando il Natale di quest’anno così particolare cominciamo con il farci il regalo più prezioso: prendiamoci cura di quello che siamo. 

2. Nutrirsi con cura 

Cosa significa concretamente prenderci cura di noi?

Io amo partire dalle parole per arrivare alle azioni: cura deriva dalla radice sanscrita di cura, ku o kav, la medesima di kavi, saggio. Nella sua forma latina coera indicava l’atteggiamento di premura, preoccupazione nei confronti di una persona od oggetto amati, da cui il “prendersi cura di”. Un atteggiamento di attenzione a quanto genera benessere che prende forma con azioni concrete.

Quando penso al prendersi cura di qualcuno mi viene in mente immediatamente il cibo e tutto quello di cui ci nutriamo, quello che ingeriamo, quello che ci fornisce energia, quello che fa bene o ci fa male. 

Prendersi cura di altri spesso significa in primo luogo nutrirli e lo stesso vale per noi stessi: dobbiamo imparare (o ricordare?) ad ascoltare di cosa il nostro organismo ha necessità e voglia, scegliere gli alimenti con consapevolezza e comprensione verso tutti i nostri bisogni, anche quelli di coccola o eccezionalità, nutrendoci anche di piacere e godimento sensoriale. 

Nutrirsi diventa allora una pratica, di scelta, di manutenzione di quello che siamo e che vogliamo essere. Cominciando a prestare attenzione al cibo di cui ci nutriamo scopriamo che non ci nutriamo solo del cibo ma anche dei colori, dei sapori, dei luoghi, delle relazioni e delle parole che ci stanno intorno e cominciando a prestarci davvero attenzione. E allora quello di cui ci nutriamo può diventare davvero una forma di saggezza per prenderci cura di noi. 

3. Prendersi cura della trasformazione di noi

Uno dei primi effetti collaterali del prenderci cura di noi è la sperimentazione della curiosità di quello che stiamo vivendo, d’altronde la parola curiosità deriva proprio da cura, ci avete mai fatto caso?

Quando iniziamo a volerci bene concretamente in un ambito della nostra vita spesso la conseguenza è che migliorano anche altri ambiti del quotidiano, in una sorta di effetto a cascata positivo. Quanto più portiamo la nostra attenzione su un argomento tanto più vediamo le correlazioni con altri ambiti e siamo motivati a nuove azioni generative (o rigenerative). 

Ovviamente lo stesso effetto esiste anche in negativo ma in questo momento prenatalizio preferisco concentrarmi sulla costruzione circolo virtuoso e non su quello vizioso

Prendersi cura di quello che siamo, con pazienza, ci porta  a prenderci cura della trasformazione. Gli esseri umani sono creature in perenne cambiamento (fisico, mentale, emotivo, relazionale) e tutte le ultime ricerche delle neuroscienze lo confermano.

A volte ci diciamo che “siamo fatti così” ma -dati alla mano- è più una resistenza al cambiamento che uno stato reale e concreto, sicuramente dovuta anche dalla nostra poca conoscenza e competenza su come funziona la trasformazione per gli esseri umani. E su come è possibile prendercene cura per facilitarla, esattamente come si fa con le piante e i fiori.

Certamente possiamo mettere i bastoni tra le ruote della nostra evoluzione ma forse è più utile prendercene cura davvero e consentirci di fiorire e rifiorire, tutte le volte che ne sentiamo il desiderio.