In questi ultimi giorni il nostro quotidiano è improvvisamente cambiato, stravolto da ordinanze generate per tutelarci e che – di fatto – hanno interrotto tutte le nostre più comuni abitudini.
Quelle normali, a cui non diamo nemmeno più peso da tanto sono comuni.
E che invece improvvisamente sono diventate vietate. All’improvviso.
⚡️Andare a scuola o al lavoro.
⚡️Prendere i mezzi pubblici.
⚡️Andare al bar o al ristorante.
⚡️Fare attività fisica in palestre o piscine.
⚡️Giocare partite di calcio, basket, pallavolo o quello che volete voi.
⚡️Vedere una mostra in un museo o un film al cinema.
⚡️Partecipare a una messa.
Cosa succede se a una persona vengono tolte così tante sue abitudini in un unico momento?
Beh, certamente non sarà a suo agio. Non serve certo essere psicologi per capirlo: siamo esseri che amano profondamente le abitudini perché ci consentono di stare in quella area di comfort che ci piace e ci pacifica. Probabilmente questa ipotetica persona metterà in atto tutta una serie di comportamenti che siano di consolazione per la fatica di stare senza abitudini e con molto tempo vuoto a disposizione. Qualcuno si metterà a lavorare da remoto, qualcuno riprenderà in mano quel libro che non ha mai tempo di finire, qualcun altro si piazzerà davanti alla tv o a internet. Altri ancora si metteranno a cucinare o andranno a camminare nella natura. Sicuramente ci saranno persone che vivranno questo momento libero dagli impegni abituali con fastidio, fatica, disagio, sofferenza. Dipende da tanti fattori individuali e della fase che stiamo vivendo personalmente.
E cosa succede se queste abitudini vengono tolte a un intero sistema a causa di un virus in movimento?
Purtroppo le reazioni dei singoli vengono moltiplicate con segno negativo generato dalla paura e dalla contaminazione emotiva. Il sistema entra in uno stato di allerta e di preoccupazione che genera ancora più allerta e preoccupazione, quel meccanismo chiamato “profezia che si autovvera” che in sociologia è noto dal 1948 (cercatela anche su wikipedia, è spiegata in modo chiarissimo).
Proviamo a restare lucidi in questo momento: abbiamo uno spazio di tempo inatteso, che si può trasformare in una sorpresa o in un incubo a seconda di come noi lo riempiamo.
Cerchiamo di diventare noi i padroni della casa dei nostri pensieri e delle nostre emozioni, proviamo a indirizzare la nostra attenzione in modo responsabile nei confronti di noi stessi e degli altri, cerchiamo di diventare attivi in un momento di passività forzata.
Magari – addirittura – proviamo ad approfittare di questo momento di cambiamento forzato per prenderci cura di noi, del nostro corpo, delle nostre emozioni, delle relazioni che ci stanno a cuore, delle nostre passioni di quello che ci interessa davvero.
Teniamo in equilibrio la nostra attivazione e la nostra quietazione: mettiamoci in bolla!
P.s. La foto dei marshmallow ha il solo scopo di mettere un po’ di rosa in giornate difficili 😉