In questi giorni in tanti stiamo ritornando.
In presenza.
In aula.
In ufficio.
In città.
Sapete che sono un po’ fissata con le parole, ma trovo che siano uno strumento importante per orientarci nel gioco quotidiano e allora ho esplorato l’etimologia della parola ritorno.
“La parola ritorno deriva da ritornare, che a sua volta si è formato sulla base di tornare. Tornare in latino significava lavorare al tornio. Poiché il tornio è un attrezzo che funziona girando, il verbo latino tornare indicava il girare, in senso proprio e figurato.Il ritorno è il modo, l’atto e l’effetto del ritornare nel luogo dal quale ci si era allontanati. Il luogo del ritorno può essere o non essere un luogo fisico, reale: si fa ritorno a casa dopo un viaggio di esplorazione così come, durante una discussione, si fa ritorno a un argomento che già si era affrontato. Il ritorno ha un significato preciso anche in filosofia. Filosofi come Pitagora, Platone e Nietzsche hanno elaborato in vari modi la cosiddetta teoria dell’eterno ritorno, secondo la quale i fatti dell’universo si ripetono ciclicamente: conoscere significa ricordare, ogni cosa è già avvenuta, e la storia non si sviluppa in linea retta ma in cerchio, come suggerisce il poema del ritorno, l’Odissea di Omero.” [Tullio De Mauro e Luca Lorenzetti]
Ecco, non lo sapevo ma è una descrizione perfetta di quello che stiamo vivendo: siamo ritornati in luoghi, contesti, pensieri ed emozioni che forse non abitavamo da un po’.
Dal traffico automobilistico nelle città lo stiamo davvero facendo in tanti, insieme, e allo stesso tempo con un significato completamente diverso per ognuno di noi.
Qualcuno ritorna sui suoi passi.
Qualcun altro ritorna in sé.
Io, per ora, sono ritornata negli spazi e nei ritmi professionali e li ho trovati diversi: forse sono cambiati loro in questo tempo, forse sono diversa io. Raccolgo informazioni interne ed esterne. Tengo gli occhi aperti.
E il vostro ritorno come sta andando?