Questa sono io una settimana fa: di nuovo in aula a fare formazione, di nuovo con le persone dal vivo, di nuovo sui temi di trasformazione e cambiamento che mi piacciono tanto.
Però –come si vede molto bene dal mio sguardo perplesso- non è davvero la stessa cosa di prima.

Io sono la stessa e faccio le cose che so fare, ma farlo con una maschera addosso (anche se completamente trasparente) non è davvero lo stesso e decisamente non è un cambiamento migliorativo.
Quindi?
I limiti che i sistemi e le situazioni ci impongono possono diventare un muro e farci dire “assolutamente no” oppure una possibilità di sperimentazione dinamica, tenendo conto che la ricetta magica non esiste e c’è sempre un prezzo da pagare quando si impara qualcosa di nuovo.
L’importante è che il gioco valga la candela e che io scelga.
A volte posso scegliere se fare una cosa ma a volte mi devo accontentare di scegliere come la dovrò fare, la cosa importante è che io mi permetta di essere padrone di me e delle mie azioni: io non ho scelto di indossare un ausilio sanitario in aula, ma io ho scelto quale indossare e come far fronte al suo utilizzo da parte mia e dei partecipanti.
Ci si adatta, si prova, si sbaglia, si impara. Si trova una quadratura del cerchio…forse imperfetta ma “sufficientemente buono” come diceva Winnicott, parlando dei genitori.
Dai feedback dei partecipanti al corso direi che stavolta la fatica e l’impegno hanno avuto un senso e soprattutto hanno portato un risultato significativo per tutti i presenti.
Dalla perfezione all’abbastanza: mi sembra già tanto!