Settembre mi piace per il suo cominciare e ricominciare, il partire e ripartire, per tutti i riprendere le fila che l’estate lascia sospese nelle vacanze. Porta con sé – a volte – la fatica di affrontare tutte le cose che abbiamo lasciato da parte ma si ripresentano, magari per essere risolte.
E’ il mese delle trasformazioni, del mi piacerebbe, immagino e provo.
Dell’emozione del primo giorno di scuola o di lavoro.
Della voglia di sperimentare e dei nuovi inizi.
Dei desideri e dei progetti.
Però in questo 2021 serve a poco fare piani per conquistare il mondo, propositi di miglioramento continuo, sovraccaricarsi di impegni o ingrassare do to list di infinite cose da fare. Ho la sensazione che sia diventato necessario scegliere azioni mirate e davvero trasformative: dal mio osservatorio privilegiato raccolgo riflessioni simili da tante persone anche molto differenti tra di loro per età, genere, ruolo, professione, gusti.
E se non ci chiedessimo solo cosa vogliamo fare ma anche chi vogliamo essere?
Cambierebbe qualcosa del nostro fare?
Le nostre azioni avrebbero un senso differente?
Questa è per me l’arte della quietazione che auguro a tutti noi di poter esercitare già a partire da domani: un fare che non sia sganciato dal senso, un modo più umano e meno robotico di stare in quello che c’è in noi e nel mondo in cui viviamo.