Prendersi cura degli altri sembra un concetto grande e impegnativo ma è costellato di azioni piccole, quotidiane, semplici.
Quando prepari una torta.
Quando vai a prendere qualcuno o lo accompagni da qualche parte.
Quando ascolti quello che ti dicono (e soprattutto quello che non dicono a parole).
Quando prepari un momento o uno spazio pensando all’Altro.
La A maiuscola di Altro non è un refuso: io mi posso prendere davvero cura dell’altro, dei suoi bisogni e dei suoi desideri se lo considero distaccato da me con una sua soggettività specifica che rispetto…e gli vado incontro.
Non dando quello che vorrei ricevere io ma quello che serve a lui (o lei, o loro!).
Non dando più di quanto l’altro è interessato a ricevere.
Non insistendo con ritmi, modi, contenuti che l’altro vive come inopportuni.
Non facile, certo, ma bello. E quando riesce la cura diventa nutrimento per tutti: per l’Altro, per me e per il noi che siamo.
Proprio come questa torta, la prima fatta dai ragazzi per noi adulti (ebbene si: era bella e buona!).
