Prendersi cura.
Prendersi cura di sé.
Prendersi cura di chi cura.
Prendersi cura del sistema intero.
Oggi ho accompagnato mia figlia a scuola molto presto e sono andata diretta al parco vicino a casa: come per tanti sono settimane intense e ho un (bel) po’ di interventi online da preparare.
Ma ormai ho capito come aiutarmi e faccio così: mi prendo il tempo di una camminata corricchiata nel verde e arrivano le idee in modo molto più veloce, secondo me perché non sono del tutto mie ma mi limito a raccoglierle quando sono pronte.
La mia fatica è trovare l’energia e il tempo ma quando i frutti si vedono lo sforzo riesco a farlo. Oggi il raccolto è stato ricco e ne sono felice perché potrò condividerlo con le persone in flora-coaching, con i partecipanti della formazione aziendale sul gruppo che comincia domani, con i caregiver che si prendono cura dei loro cari con patologie da demenza, con i parrucchieri che vogliono fare bene bene gli imprenditori e stare bene.
Tante persone diverse.
Vi sembrano mondi troppo distanti?
Eppure hanno qualcosa di essenziale in comune: chi davvero vuole prendersi cura di altri (per missione, lavoro, bisogno) deve avere cura di sé, chi vuole facilitare la trasformazione deve trasformarsi al suo interno.
Che si parli di una persona, di un sistema organizzativo o familiare poco cambia: gli esseri umani funzionano solo quando sono coerenti, le parole dette devono corrispondere alle azioni per entrare davvero nel mondo della realtà, al contrario sono delle meravigliose ma teoriche dichiarazioni di intenti. Un’operazione complessa, difficile, faticosa, irta di meccanismi di difesa e autosabotaggi…e estremamente efficace.
Funziona.
E’ possibile farlo da soli ma è davvero difficile e a volte frustrante, spesso estremamente dispendioso e con il rischio di mollare poco prima di raggiungere risultati. Ma si può imparare a chiedere aiuto a chi può condividere con noi le sue competenze e le sue capacità e che al contempo risuona con noi e la nostra sensibilità.
Non so se sono stata abbastanza chiara, lo dico con parole ancora più semplici: la difficoltà maggiore non è il lavoro di trasformazione in sé ma imparare a chiedere aiuto a dei professionisti, trasformare il bisogno (o il desiderio) in azione concreta.
Chiedere aiuto è difficile soprattutto se non siamo allenati a farlo, se non sappiamo come farlo e a chi affidarci, ma – come tutto – si può imparare.
E poi si vedono i risultati frutto di pratica e impegno che da fuori sembrano quasi magie: la magia è nel prenderci cura, finalmente, di noi.
Non per egoismo ma perché siamo parte del sistema, un sistema che possiamo far fluire al suo meglio o ostacolarlo inconsapevolmente.
Se una mamma è troppo stanca chi si prenderà cura del suo bambino?
E se un manager è stressato chi vedrà i problemi dei suoi collaboratori?
E se un professionista è stanco come farà a soddisfare i bisogni dei suoi clienti?
E se un caregiver non si dedica attenzione come farà a dedicarne agli altri?
E see non abbiamo tempo per pensare a noi stessi davvero pensiamo di poter risolvere dei problemi nuovi?
Diamoci quello di cui abbiamo bisogno e solo poi condividiamolo con chi vogliamo: attenzione che se invertiamo l’ordine dei fattori il risultato cambia drasticamente e di solito ci perdiamo tutti.
Come diceva qualcuno molto più saggio di me tanto tempo fa:
“Come sopra così sotto, come sotto così sopra. Come dentro così fuori, come fuori così dentro. Come nel grande così nel piccolo.”
[Ermete Trismegisto]